Italy for Europe

Network per la promozione e la valorizzazione dei progetti italiani in ambito europeo e internazionale

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Eccellenze lombarde nella ricerca

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Su Openinnovation, la piattaforma sull'innovazione di Regione Lombardia, la notizia relativa alle università lombare:

Va al Politecnico di Milano il primato tra le università italiane per finanziamenti alla ricerca nell’ambito di Horizon 2020, il programma di ricerca e innovazione della Commissione Europea. Sono 100 i milioni di euro che in quattro anni e mezzo risultano investiti in 234 progetti. Tra i temi affrontati, i big data per la diagnosi del cancro, i sistemi di smart manufacturing, la fotonica per il monitoraggio del trauma cerebrale, gli edifici intelligenti.
Nel confronto con le università straniere, il Politecnico di Milano risulta al 12° posto per progetti finanziati da Horizon 2020; al 20° se si guarda a tutti gli enti partecipanti al programma di ricerca, che a livello globale sono oltre 26 mila. Negli ultimi dieci anni, sono oltre 500 i progetti dell’ateneo finanziati (7PQ + H2020), per un totale di circa 198 milioni di euro. Uno stimolo importante in vista di Horizon Europe, il prossimo programma di finanziamento alla ricerca.
Numeri che si inseriscono in un quadro positivo anche per gli atenei lombardi, che in valore assoluto sono i più premiati da Horizon 2020: per 14 università sono 200,2 i milioni di euro ricevuti, il 27 per cento del totale. Poi il Lazio: 10 università, 84 milioni.

Il Politecnico è primo in Italia tra le università anche per il numero di ERC, i progetti eccellenti premiati dalla Commissione Europea per la capacità di distinguersi in ambiti cosiddetti “di frontiera”. Gli ERC in questione sono 23, dal valore complessivo di 26 milioni di euro

Scritto da Asa_A.Santangelo il 28/08/18 alle 09:18 nella Università & ricerca | Permalink | Commenti (0)

Italiani agli ERC Advanced Grants

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Scienza in rete pubblica la graduatoria dei vincitori: 50 del Regno Unito, 40 tedeschi, 29 francesi. Di questi 16, 11 porteranno avanti i loro progetti in istituti di ricerca italiani, mentre 5 all'estero. Solo 16 i ricercatori di nazionalità italiana che si sono aggiudicati i fondi, 11 seguiranno i progetti inItalia, 5 li porteranno all'estero. Da notare che non abbiamo vincitori UE ospitati né trasferiti nel Paese. C'è solo brain drain, niente brain circulation.

Scritto da Asa_A.Santangelo il 19/04/18 alle 08:46 nella Università & ricerca | Permalink | Commenti (0)

Rethinking Education

Vassiliou
La Commissione Europea lancia la strategia Rethinking Education, finalizzata ad adeguare le competenze in uscita dai cicli formativi (soprattutto di terzo livello). La Commissaria all'Istruzione, Androulla Vassiliou, ha dichirato: "Rethinking Education non è solo una questione di denaro: E' vero che dobbiamo investire di più in formazione e addestramento, ma è chiaro che il sistema formativo deve essere modernizzato e reso più flessibile per poter rispondere alle esigenze della società contemporanea.L'Europa potrà ritornare a crescere formando persone versatile e con competenze di alto livello, in grado di contribuire all'innovazione e all'imprenditorialità. Servono investimenti efficienti e mirati, ma non possiamo ridurre i fondi per l'istruzione se vogliamo raggiungere gli obiettivi che ci siamo proposti".

Scritto da Asa_A.Santangelo il 23/11/12 alle 11:38 nella Innovation, Università & ricerca | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)

Tag: istruzione, Lavoro, università e ricerca

Un ruolo startegico per le agenzie formative

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Commentando il report di McKinsey sulla richiesta di knowledge workers nell'economia della globalizzazione, Stefano Micelli, dean alla Venice International University, mi ha segnalato un suo intervento su l'Inkiesta. Stefano mi parlava di una sua lettura "diversa", in realtà mi pare complementare, e molto utile e aderente ai problemi che il Paese deve affrontare.

Lo studio di McKinsey registra la divaricazione tra i lavori dei colletti bianchi e le mansioni più operative e ripetitive. Diminuzione della richiesta per i secondi, anche a seguito della crisi, grande richiesta per i primi, con previsione di "buchi" nell'offerta. McKinsey si limita a una fotografia del fenomeno, mentre l'intervento di Micelli si spinge a vederne l'evoluzione e a individuare possibili soluzioni del problema, che per la manifattura italiana è cruciale, e può diventare drammatico.

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Scritto da Asa_A.Santangelo il 22/11/12 alle 12:14 nella Economia e imprese, Università & ricerca | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)

Tag: competenze, Competitività, lavoro, università

Brain circulation in Italia

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La London School of Economics ha recentenente pubblicato uno studio sul brain drain in Italia che il 16 aprile è stato presentato al presidente Monti. Lo studio è stato realizzato da un gruppo di ricercatori italiani, guidati da Simona Milio, che è Associate Director della Social and Cohesion Policy Unit della LSE. 
E' interessante sottolineare che tittu gli autori della ricerca sono italiani che lavorano all'estero. 

 

L'immagine è tratta da qui

Per capire le dimensioni del fenomeno è importante fare una premessa. Nella società della conoscenza le persone sono capitale, e con una non felice espressione si parla di capitale umano.

Se si considera il fenomeno dell'emigrazione di laureati in senso economicistico, la perdita per il Paese è di dimensioni impressionanti. Wikipedia pubblica questo dato: è verosimile ritenere che nei quattro anni, dal 1996 al 1999, hanno lasciato il paese 12 000 laureati, in media 3 000 all’anno. Nel 2000, il tasso di espatrio dei laureati si attestava al 7%.

Poiché la spesa dello stato per formare un laureato si calcola in 300-400.000 €, il costo annuo del brain drain è estremamente rilevante, e il danno ancora maggiore se si considera che tra i primi 100 ricercatori italiani è 1 su 2 a scegliere di andare all'estero.
Ma lo studio in questione puntualizza un altro aspetto che incide profondamente sulla competitività del sistema-Paese: oltre a non riuscire a trattenere una parte dei migliori, siamo carenti anche nell'attrarre talenti dall'estero, con buona pace per le teorie di Richard Florida che hanno goduto di un buon successo negli anni scorsi anche in Italia. Quindi più che di brain drain è opportuno parlare di brain circulation.

Le politiche pubbliche, valutano gli autori, sono state di basso profilo e con scarso coordinamento. Guardando anche all'esperienza di altri Paesi (UK e Svizzera), gli autori suggeriscono di creare una task force che definisca una road map concreta, valutando costi-benefici, che possa essere attuata subito.
Di seguito alcune proposte, così come suggerite dall'executive summary:

  • Al livello delle istituzioni, cinque sono le aree di azione principale: investimento nella ricerca pari a quello delle altre potenze economiche; scelte politiche precise che favoriscano la brain circulation; adozione di modelli atti a favorire lo studio e la specializzazione all’estero e il successivo rientro; creazione di partnership pubblico-private; facilitazione delle procedure peri visti di ingresso di ricercatori e talenti stranieri.
  • Al livello delle università e degli altri centri di ricerca pubblici e privati, il lavoro da farsi è intenso e dovrebbe rientrare nell’ambito di una seria riforma universitaria. Si tratta di almeno nove linee d’azione principale: ristrutturazione dei concorsi universitari; istituzione di dottorati di ricerca secondo criteri moderni e competitivi; delocalizzazione all’estero dei periodi di formazione universitaria e post-universitaria; istituzione di centri accademici di eccellenza; riorganizzazione dei finanziamenti alla ricerca; corsi universitari in lingua inglese e internazionalizzazione dei curricula; ottimizzazione delle retribuzioni salariali; pensionamento obbligatorio a 65 anni per tutte le attività manageriali dei docenti universitari al fine di favorire il ricambio; istituzione di programmi di scambio.

Scarica Report_Brain-Drain (.pdf). 

 

 

Scritto da Asa_A.Santangelo il 28/06/12 alle 11:57 nella Università & ricerca | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)

Tag: cervelli, circolazione, politiche

Ricerca trasparente

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Sul Corriere di oggi (14.6), Andrea e Pietro Ichino rivolgono al ministro Profumo l'invito a voler pubblicare le valutazione dell'Anvur sui lavori dei docenti universitari. 

Come è noto, ad Anvur è stata affidata per legge la valutazione delle attività accademiche e di ricerca degli atenei. Ne discende che vengano prese in considerazione anche le pubblicazioni dei docenti e ricercatori. L'Anvur non valuta tutte le pubblicazioni di un ricercatore, ma tre si queste scelte dall'interessato nel periodo 2004/2010.

Le valutazioni di Anvur sono pubbliche, e verranno pubblicate in rete. Su questo aspetto sono nate obiezioni riguardo la tutela della privacy del singolo ricercatore.

Mi pare che le obiezioni dei due Ichino siano molto sensate: affermano che i ricercatori, in quanto dipendenti pubblici, debbano svolgere un lavoro trasparente; che questa trasparenza possa poi essere confrontata con il giudizio esterno sul lavoro degli atenei. Anche l'obiezione del prof. Fantoni, che sostiene che Anvur deve valutare i dipartimenti, non i singoli componenti, viene contestata. In particolare i due sostengono che valutare una struttura non significa valutare solo il suo risultato aggregato. Due dipartimenti potrebbero entrambi ottenere un rating di valore medio, ma il primo con un 50% di prodotti eccellenti e i rimanenti pessimi, viceversa, la mediocrità potrebbe prevalere nel secondo dipartimento.

Le imprese, è l'argomentazione degli Ichino, hanno bisogno di sapere chi svolga la ricerca più avanzata. 

E' davvero ora che la trasparenza e l'accesso più vasto ai dati della PA venga fornita nel modo più ampio possibile

 

Scritto da Asa_A.Santangelo il 14/06/12 alle 12:38 nella Università & ricerca | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)

EdX, formazione di eccellenza online

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Il MIT di Boston e la Harvard University hanno concluso un accordo con edX, partnership per la formazione online, per erogare le loro lezioni gratuitamente. Le due università hanno finanziato ciascuna con 30 Mni di $ l'iniziativa, scrive l'Atlantic. I corsi saranno a disposizione di chiunque possieda un acceso a Internet. 

L'iniziativa utilizzerà la piattaforma che il MIT aveva predisposto per diffondere alcuni dei suoi corsi, e che fornisce anche il supporto allo studio. EdX è aperta anche a tutte le università che volessero mettere a disposizione i loro corsi. Scopo della piattaforma è individuare modalità e strumenti più adatti alla formazione online, in questo senso vuole essere un vero e proprio laboratorio sperimentale.
I primi corsi saranno disponibili alla ripresa autunnale.

 

Scritto da Asa_A.Santangelo il 03/05/12 alle 12:39 nella Università & ricerca | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)

Tag: EdX, elearning, Harvard University, MIT

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