Il Fondo Monetario Internazionale è noto per il suo scarso buon senso economico da almeno un trentennio. Diverse testimonianze di ex funzionari e diversi libri hanno dimostrato che il metodo favorito di quest’organizzazione internazionale per rimettere in sesto l’economia è uno solo: il taglio massiccio (e quindi indiscriminato) della spesa pubblica, vista come un inutile fardello per un’economia dinamica privata e vibrante.
L’assunto
implicito è che la spesa pubblica è burocratica, corrotta, inefficiente e
inefficace, come se il privato non avesse ampiamente dimostrato di esserlo
altrettanto in casi macroscopici da decenni. La conseguenza concreta è che il
risanamento economico è ovviamente a carico della società, colpendo ovviamente
tutti gli strati meno dotati ed economicamente agguerriti. Tutto questo per un
bilancio in ordine senza garantire un’economia che davvero decolli.
In Ungheria sta avvenendo che il nuovo governo di destra, guidato da Viktor Orban, vuole negoziare un prestito con l’FMI e l’UE in modo da rilanciare l’economia pur riportando il bilancio nei limiti concordati in ambito europeo.
Inoltre il
ministro dell’Economia, György Matolcsy,
ha detto chiaramente alle banche ungheresi che i loro asset stranieri non
esigibili (cioè tossici) potranno essere riassorbiti a livello statale a patto
che gl’istituti paghino una tassa (chi si ricorda la Robin Tax?), che non
scarichino il costo sui clienti e che mantengano aperti i canali di credito.
Invece l’FMI richiede nel 2011 un tetto del 2,8% nel rapporto debito/PIL, anche quando la situazione ungherese non è quella della Grecia e l’UE chiede un rapporto fra il 3,8 ed il 3%. Vista la posizione negativa di Budapest, l’FMI ha interrotto le trattative, mentre le banche sono terrorizzate dall’idea che si possa estendere un pericoloso precedente ungherese al resto dell’Europa.
Inutile dire che Moody’s con tempestività
affascinante ha fatto sapere di esser pronta a tagliare il rating del paese e
che larga parte della comunità business ha bollato come demagogiche le
posizioni del governo. Interessante notare che Orban ha detto che non negozia
con l’FMI, ma con l’Europa e che l’indipendenza finanziaria è cruciale per il
paese, soprattutto quando da diversi anni il paese ha già attuato politiche
d’austerità.
Vedremo se l’Europa ha una visione politica
dell’economia o lascerà dettare all’FMI (dove un seggio europeo darebbe diritto
di decisione preponderante) un insieme di ricette falsamente di rigore e
ripetutamente fallimentari ad un governo che non è certo guidato da un
subcomandante Marcos.
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