Sul NYT David Leonhardt commenta la crescente disparità tra i redditi negli USA. Cita l'esempio di George Romney, padre di Mitt, ex front-runner per la presidenza Usa, che rifiutò negli anni '60 numerosi bonus in quanto manager dell'industria automobilistica. Romney riteneva che un compenso di 250.000$ (oggi sarebbero 2 Mni) fosse più che equo, pari a 20 volte il salario medio di un operaio.
Oggi il moltiplicatore per i grandi manager è 271 a 1.
Negli anni '60 la tasso di imposta marginale sui redditi più alti era del 91%. Successivamente Lyndon Johnson lo abbassò al 70%, e Regan al 50; dall'87 è variato tra il 30 e 40%. Alla base del fenomeno la convinzione che liberando quote di reddito i manager sarebbero stai motivati a lavorare di più e quindi a creare maggiore ricchezza a vantaggio dell'economia in generale.
Nel corso del tempo le organizzazioni, almeno negli Usa, si sono arricchite sempre di più, ma il resto della società si è impoverito. Forse è tasso marginale al 90% è troppo alto, ma l'attuale 39,6 è decisamente insufficiente. Nella chart in alto l'incremento dei redditi dei vari percentili di popolazione nel 1980 e nel 2014.
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