Le donne in Europa guadagnano il 15 per cento meno degli
uomini. È la situazione definita "assurda" dal commissario per
l'Occupazione, gli affari sociali e le pari opportunità Vladimir Spidla. La
Commissione ha pubblicato una relazione che indica in che modi l'Unione europea
può colmare questo scarto. Una cifra media, che nasconde in realtà una
situazione molto più complessa.
Le differenze in busta paga cambiano a seconda di diversi fattori: l'età, per
esempio. Solo al 7 per cento fino a 30 anni, superano il 30 per cento dopo i
50. O il livello salariale, o ancora gli anni di servizio.
Ma a pesare più di tutto è la maternità. Lo scarto aumenta per le donne che decidono di avere
dei figli. Perché molte si vedono costrette a rinunciare alla carriera, o a
chiedere un part time. Una situazione che il commissario Spidla ha così
commentato: "È inaccettabile che una donna, per essere rimasta otto mesi
in maternità fra i 20 e i 35 anni d'età, debba subire gli effetti di
quest'esperienza sullo stipendio 25 anni dopo, e perfino sulla pensione".
La soluzione? Gli uomini. Cioè, dice Spidla, una maggiore collaborazione nei
lavori di casa. Oggi, un uomo che lavora a tempo pieno dedica in media sette
ore alla settimana alle faccende domestiche e alla cura dei bambini, contro le
24 ore settimanali di una donna nelle stesse condizioni.